In Malesia a soli 15 chilometri a nord di Kuala Lumpur si trova il santuario indù più famoso fuori dall’India: le Grotte Batu. Le Grotte di Batu o Batu Caves sono grotte calcaree, famose per ospitare al proprio interno una serie di templi induisti e rappresentare un sito religioso di primaria importanza per la regione: l’epicentro del Thaipusam.
Le Batu Caves, che prendono il nome dal fiume Sungai Batu, si ergono all’interno di un imponente promontorio calcareo e, per raggiungerle, bisogna salire “appena” 272 gradini tutti rigorosamente numerati. Alla base dell’infinita e ripida scalinata sono posti templi induisti dedicati a varie divinità che possono esser visitati anche dai non devoti a condizione che l’accesso avvenga a piedi nudi. Simbolo di riconoscimento delle Batu Caves è rappresentato dalla gigantesca statua dorata eretta nel 2006 ed alta 42 metri rappresentante Murugan, la divinità della guerra a cui sono dedicate le grotte.
Attorno al 1860, il sito è stato utilizzato da contadini cinesi provenienti da un vicino villaggio per la raccolta di guano, utilizzato come fertilizzante. I primi studi naturalistici condotti nell’area risalgono al 1878, attraverso il lavoro del botanico inglese William Hornaday. Fino a quell’epoca, l’area delle grotte e quella circostante non avevano conosciuto una collocazione propriamente spirituale. La corrente configurazione induista del sito è dovuta interamente a Thamboosamy Pillai, un ricco mercante indiano di stagno, che decise di dedicare un tempio all’interno della grotta dedicato al dio guerriero Murugan.
A partire dal 1892, le grotte divennero destinazione di una delle più importanti celebrazioni tamil: il Thaipusam. Ancora oggi questo rito viene celebrato. Una volta l’anno centinaia di migliaia di indù affollano letteralmente le Grotte Batu per celebrare il Thaipusam. Oltre ai fedeli, questa celebrazione così vivace attira numerosi spettatori. Davvero unici sono i kavadis: dei ‘fardelli’ che i fedeli devono portare salendo la scalinata. Come prova della loro devozione essi fissano al corpo i kavadis con spille che bucano la pelle, le guance e la lingua. Così facendo sperano nella grazia della divinità Murugan.
Infine intorno alle grotte è possibile assistere al giocherellare delle scimmie; inoltre questo è un luogo particolarmente frequentato dagli appassionati di arrampicata sportiva. Nella Grotta di Ramayana si possono ammirare dipinti e scene dedicati alle divinità indù.